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Mini Intervista a Julie A. Evans


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Julie A. Evans, pseudonimo di Giulia Paoli, classe 1996, coltiva fin da giovanissima una profonda passione per la lettura e la scrittura.

Nel 2020 debutta nel mondo editoriale come ghostwriter, professione che intraprende con successo fino a farne la sua attività principale a tempo pieno.

Nel 2022 pubblica in self-publishing il suo primo romanzo, Fragments, nato dall’ispirazione di un viaggio a Praga. Il titolo è attualmente non disponibile per l’acquisto, in attesa di una possibile contrattualizzazione.

Nel 2025 esce il suo secondo romanzo, The Shifters, edito Winter Edizioni: un young adult paranormal ispirato al fenomeno del reality shifting, che unisce introspezione, multiverso e tematiche sociali all'interno di un istituto di detenzione minorile.

Attualmente, l’autrice è al lavoro su nuovi progetti narrativi di prossima pubblicazione.



Iniziamo con le domande "semplici", se potessi dare un consiglio alla Julie che ha iniziato a scrivere The Shifters, quale sarebbe?

Le direi di godersi di più il processo, perché con il tempo ogni pezzo del puzzle trova naturalmente il suo posto. Quando ho iniziato The Shifters (parliamo di circa quattro anni fa), avevo un mare di idee che faticavo a mettere in ordine, e mi ostinavo a voler avere una visione completa prima ancora di iniziare la stesura. Col senno di poi, ho capito che per me la scaletta resta il passaggio più noioso: non amo affatto pianificare tutto a tavolino.


Ideazione, stesura e revisione, quali sono secondo te le sfide maggiori per ogni fase?

Nell’ideazione la difficoltà più grande per me è, come dicevo, incanalare le idee. Spesso mi arrivano in modo caotico, tutte insieme, ed è un lavoro di selezione capire quali abbiano davvero la forza di reggere una storia. Durante la stesura, invece, le sfide maggiori per me sono due: mantenere la costanza e tenere a bada il mio lato perfezionista. Se si vuole arrivare a mettere l’ultimo punto della storia bisogna imparare a scrivere anche quando l’ispirazione non collabora, questo è certo. Specialmente quando, anziché lasciarla fluire, la si ostacola perdendo tempo a cercare il sinonimo perfetto o andando a caccia di errori. Le mie prime stesure sono sempre molto pulite, sono probabilmente la cliente ideale per un editor, ma quanta fatica… mi piacerebbe tanto scrivere senza pensare alla forma. Tanto, per quella c’è tempo.

Per finire, la sfida maggiore (ma anche tra le più divertenti) durante la revisione per me è quella del distacco. Bisogna guardare con occhi critici il proprio lavoro, tagliare ciò che non funziona, riscrivere senza paura e, soprattutto, accettare che la perfezione non esiste (ahimè).


Come calibri le varie fasi della vita con il processo di stesura, sei metodica o caotica?

Direi caotica all’ennesima potenza. Scrivere, per me, non è mai stato un processo lineare. Si intreccia inevitabilmente con le varie fasi della mia vita, che siano periodi tranquilli o più complessi. Non ho una routine rigida, anzi, mi affido molto all’istinto e all’urgenza creativa. A volte scrivo per ore senza accorgermene, altre resto ferma a lungo finché qualcosa non mi scuote e mi rimette in movimento. È un equilibrio instabile, certo, e infatti questa volta avevo deciso di farmi affiancare da un’editor durante la stesura. Se non ci fosse stata lei, a quest’ora starei ancora procrastinando in un angolo.


Dal self alla pubblicazione con ce, un percorso non insolito ma per ognuno sicuramente personale, parlaci del tuo, delle differenze e delle sfide che ogni lato della medaglia porta.

Nel 2022 ho autopubblicato Fragments, il mio romanzo d’esordio.

Ho scelto il self publishing perché sono una persona molto indipendente: mi piace fare le cose a modo mio e avere pieno controllo sul mio lavoro. In quel momento il self mi offriva esattamente questo. Ammetto di averlo preso un po’ sottogamba: nonostante mi fossi informata, non avevo realmente idea di ciò che mi aspettava e molte cose le ho imparate solo strada facendo. È un mondo ricco di opportunità, che continuerò sempre a sostenere, ma ho capito che alcuni aspetti – come la promozione sui social o il percorso completamente da solista – non fanno per me. Ci vuole una stoffa particolare per reggere quel tipo di sfida.

La pubblicazione con una CE, invece, è tutta un’altra esperienza. Ci sono compromessi da accettare e qualche pillola amarognola da mandare giù, soprattutto sul piano del controllo creativo, che inevitabilmente si riduce. Ma al tempo stesso significa affidare il proprio romanzo a professionisti che sanno come prendersene cura, e questo, per me, ha fatto la differenza.


Lo shifting… tema interessante, mi verrebbe da chiederti se lo pratichi ma restiamo sul come e il perché ti sei ispirata a questo

Come molte altre persone, ho scoperto lo shifting durante il lockdown del 2020. Il concetto non mi era nuovo, sono sempre stata appassionata di spiritualità sin da quando ero bambina. Non ricordo esattamente come sono venuta a conoscenza della shifting, dato che il fenomeno italiano si è diffuso tramite tik tok e io all’epoca non avevo nemmeno un account sulla piattaforma, ma so che tra la scoperta e l’illuminazione di scrivere un romanzo che includesse lo shifting è passato poco, qualche settimana. Dal 2020 a oggi quello che si sa sullo shifting è cambiato molto; sono cambiati terminologie, credenze, metodi e molto altro. Ho ripreso a informarmi sullo shifting solo nel 2023/2024, quando ho rimesso mano alla scaletta insieme all’editor, e li mi sono resa conto che tante delle cose su cui si fondava il mio romanza erano state smentite o si erano evolute, quindi ho dovuto ricominciare dal principio affinché la storia fosse il più vicina possibile alle informazioni, scientifiche e non, che abbiamo oggi. Ci tengo comunque a precisare che the Shifters non è un trattato sullo Shifting e sul concetto del multiverso, se qualcuno è interessato ad approfondire l’argomento ci sono testi e saggi molto più specifici e attendibili, di cui uno è citato nella bibliografia in fondo al mio libro.


Cosa speri che i lettori portino con sé dopo aver letto i tuoi libri?

The shifters è sicuramente molto più introspettivo del mio primo libro, fragments, ma in ogni caso, una ricorrente nelle mie storie è la ricerca di sé, la ricerca di un posto nel mondo, e soprattutto il crollo delle apparenze. Nelle mie storie niente è mai come sembra. Mi piace creare storie crude, vere, che non sempre finiscono come vorremmo, proprio come la vita vera. Questo vorrei che i miei lettori portassero con sé, che le vittorie e le sconfitte non lo sono mai per tutti.


Hai altri progetti in lavorazione o un seguito in arrivo per la saga?

In questo momento mi sto prendendo una meritata pausa per godermi appieno il post pubblicazione di The Shifters. Non nego però che ho già alcuni progetti avviati, uno è soltanto a una bozza di trama, l’altro ha una scaletta da rivedere, e un altro ancora è una dilogia finita ma che va riscritta da capo perché è un progetto vecchio in cui non riconosco più la mia voce autoriale, che nel frattempo si è naturalmente evoluta.


E la domanda facile alla fine: qual è il tuo libro preferito?

Facile proprio per niente! Ne ho tanti di preferiti per ragioni completamente diverse… Vuoto di luna di Michael Connelly ha un posto speciale nel mio cuore, credo sia l’unico libro che ho riletto più di tre volte in tutta la mia vita, si può dire quindi forse che sia il mio libro preferito di sempre. Anche se forse la storia più importante della mia vita è la saga della bambina della sesta luna, perché è grazie alla penna di Moony Witcher che è nato in me il desiderio di diventare un’autrice.



Per non perdere nessuna novità di Julie, cliccate qui per seguirla su Instagram e trovare tutti i link utili ai suoi libri e al suo lavoro! Non perdete l'occasione di recuperare "The Shifters" e soffrire nel finale come ho fatto io.

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