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Recenqualcosa "House of War and Bone" di Leia Stone

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Editore: Leggereditore

Vol. 2 di 3

Pagine: 272


Oh Yanric, quanto mi eri mancato.


Allora. Avevamo lasciato Ariyon bello bello morto-ma-non-troppo (perché si sa, nei fantasy nessuno muore mai davvero) e Fallon nel panico più totale, colpevole di averlo spedito, involontariamente, dritto dritto nel Regno dell’Eternità. Ma, oltre a questo aveva pure scambiato i loro poteri quindi ecco che Ariyon si trova nel regno sbagliato, potrebbe tornare si, come nIghtling. Ottima mossa, Fallon. Risolviamola, vah.


E così si apre il secondo volume della Gilded City Trilogy: da una parte Ariyon che deve sopravvivere a uon di combattimenti ultraterreni usando poteri che non sono nemmeno i suoi, quidni deve pure capire come usarli; dall’altra Fallon che, poveretta, deve imparare a guarire la gente con una magia che non le appartiene, mentre cerca disperatamente di riportare a casa il suo amato. Ma mentre li guarisce, consuma la sua vita o quella di Ariyon?


Nel frattempo, Fallon deve conquistare la regina Solana, che la guarda più o meno come io guardo la bilancia dopo le feste: con sospetto e zero fiducia. Non mancano intrighi, amici fedeli, qualche rivelazione di famiglia che avrebbe fatto impallidire pure “C’è posta per te” e, ovviamente, la guerra imminente con i Nightling. Perché se non c’è una minaccia apocalittica, non ci divertiamo.


Ora, la parte che ho amato di più di questo secondo volume è vedere i personaggi crescere. Fallon finalmente smette di essere solo “la maledetta che non può toccare nessuno” e diventa una ragazza che lotta, sbaglia, cade e si rialza. Ha ancora quella buona fede che la porta ad aiutare anche chi non lo meriterebbe, ma qui la vediamo anche più tosta, più consapevole di sé. Ariyon invece… beh, lui rimane il principe bello, tormentato, un po’ emo, ma sempre disposto a sacrificarsi. In pratica il fidanzato ideale, se non fosse che sta nell’oltretomba.


E poi ci sono i personaggi secondari che fanno la differenza: Eden, la migliore amica che tutti vorremmo avere, Ayden che porta sempre un po’ di luce, e ovviamente Yanric, il famiglio corvo, che a mio avviso meriterebbe uno spin-off tutto suo. Giuro, ogni scena con lui mi strappa un sorriso. Il mio bookboyfriend di questa trilogia è un corvo, che avessi problemi lo sapevo già, ma, insomma.


Sul worldbuilding, invece, mi tocca dire la verità: Leia Stone non è una che ama i dettagli infiniti alla Tolkien, è sempre molto minimal. Le ambientazioni sono poche e molto legate ai personaggi che le abitano. Però sapete che c’è? Funziona. Perché l’attenzione è tutta sulle dinamiche, sulle scoperte di famiglia e sui colpi di scena. Però funziona, perché alla fine non siamo qui per un corso di urbanistica magica, ma per vedere se Fallon e Ariyon riescono a toccarci il cuore (letteralmente e metaforicamente).


E veniamo al finale. Non vi spoilero, ma sappiate che Leia Stone ha deciso di tirare fuori il tappeto da sotto i piedi del lettore con la stessa grazia di un gatto che rovescia un bicchiere d’acqua sul tavolo: improvviso, fastidioso, ma non puoi arrabbiarti davvero perché ti tiene incollato alle pagine. Posso dire che la rivelazione familiare me l'aspettavo proprio?


Insomma, House of War and Bone è il classico secondo libro: un po’ “ponte”, un po’ mattoncino di costruzione della trama, ma con abbastanza colpi di scena e momenti “cuoricino spezzato 💔” da spingerci diretti verso il terzo capitolo. Io l’ho letto in due giorni, solo perché alla prima seduta di colpo erano le 4 di mattina e un minimo di sonno mi serviva.



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