Recenqualcosa de "Un Ranch per ricominciare" di BA Tortuga
- Naia Sterne

- 31 ago
- Tempo di lettura: 2 min

Editore: Triskell Edizioni
Autoconclusivo
Pagine: 263
Un ranch per ricominciare di B.A. Tortuga parte davvero bene: cowboy, famiglie incasinate, bambini in cerca di stabilità e due protagonisti che sembrano destinati a costruirsi una nuova vita insieme. Insomma, gli ingredienti c’erano tutti. Per metà libro ero quasi pronta a dichiararmi fan. Poi…
Parliamo di David e Wiley. Il primo è tornato a casa da Austin per aiutare la famiglia dopo la morte del fratello e l'infarto del padre. Ha abbandonato il lavoro come insegnate e il suo appartamento per ristabilirsi al ranch di famiglia, aiutando con il lavoro e con i nipoti. L'idea di aprire un asilo "in ranch" non ci mette molto a prendere piede. Wiley è il vicino di ranch, padre single di due adorabili gemelle e decisamente in difficoltà con la gestione degli animali e delle bambine. Il primo è dichiarato dai tempo del liceo, il secondo non ha mai fatto i volantini, anche se non nega sé stesso.
Che Dio lo benedicesse, era quasi come avere una famiglia sua. Era stupido, ma quella sensazione gli piaceva.
I due si avvicinano proprio grazie all'asilo, dove Wiley porta le figlie. Diventano amici, si confrontano sui problemi, si sostengono e alla fine, ovviamente si innamorano, non così lentamente quanto possono credere. Il problema non è tanto la trama – lineare – quanto il fatto che a un certo punto sembra che la storia si perda a rincorrere dettagli inutili. Ogni colazione, ogni spuntino, ogni “Tu sei fantastico!” viene riportato con una devozione da stenografo, al punto che ti chiedi se l’autrice avesse paura di tagliare anche una virgola. Il risultato? Ritmo da lumaca e un senso crescente di déjà-vu.
E non posso tacere sull’uso (o abuso) dei dialoghi. Un costante "tesoro", "amore", "dolcezza"... L'ho trovato un po' eccessivo. Senza contare che a volte non capivo chi parlasse. Poi ci sono i bambini: teneri, sì, ma posso dire che non mi sono sembrati verosimili? Nel senso, è vero che ogni bambino è a sé, però, io bambini così non li ho mai visti. O eccessivamente bambini o con una maturità emotiva quasi impossibile. Ciliegina sulla torta: i genitori di David. Non solo il figlio sta vivendo a sua volta un lutto, non solo si rompe un braccio, ma loro cosa fanno? Saltano su un camper e via, arrivederci e grazie. Se fosse stata una sitcom li avrei applauditi per il tempismo comico, ma in un romance che vuole parlare di famiglia e legami… beh, diciamo che ti lascia perpless* davanti alla pagina.
"Stiamo flurtando?" "Io, di sicuro". Mantenne un tono morbido. "Spero anche tu, tesoro, perché mi piaci."
La consapevolezza lo colpì non come un fulmine a ciel sereno, ma più come una pioggia leggera che assorbì
finché David non gli riempì tutti i sensi.
In sintesi: Un ranch per ricominciare poteva essere una coccola romantica con quel pizzico di profondità in più. Invece si perde tra ripetizioni, scene superflue e dialoghi che a volte rasentano il ridicolo. Non è una brutta lettura, ma lascia addosso quella sensazione da “peccato, con due forbici ben affilate sarebbe stato molto meglio”.

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