Recenqualcosa di "The Outbreaker" di Francesca Cominelli

Selfpublishing

Autoconclusivo

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Se qualcuno dovesse chiedermi di definire The Outbreaker di Francesca Cominelli in una parola, direi: “esagerato”. Non necessariamente in senso negativo, ma con la stessa energia di una soap anni ’90 in cui nessuno dice mai la verità, tutti cambiano idea ogni cinque minuti e la protagonista colleziona unicorni e paperelle, meglio se uniti, come se fosse una questione di vita o di morte.

Partiamo da lei: Fanny. Una quasi trentenne che sogna di diventare produttrice televisiva, ma che nella pratica sembra più impegnata a tenere il piede in due staffe che a far decollare la carriera. Vive con un fidanzato-attore che la tratta come un accessorio da red carpet, ma non lo lascia. Perché? Perché, come si intuisce, Fanny odia più la solitudine delle code al supermercato. Poi, nel momento clou, torna il grande amore del passato: Nathan. Ovvero, l’uomo che sei anni prima l’aveva liquidata con un post-it — e che oggi si ripresenta con l’arroganza del maschio alfa deciso a riconquistare “la sua Honey” come se fosse un soprammobile dimenticato in cantina.

Le parole di Luis mi vorticano nella testa, ma non riesco a

dargli un senso. Nathe è tornato nella mia vita da cinque

secondi e me la sta stravolgendo. Di nuovo.

La loro dinamica? Un continuo tira e molla che ricorda un elastico: più si tende, più speri che a un certo punto si spezzi e liberi tutti. Invece no, il gioco va avanti pagina dopo pagina, condito da scene hot di cui spesso ho faticato a comprendere la logica. Anche perché, diciamocelo, se mi hai lasciata con un post it appeso in casa, sparisci per sei anni senza mai degnarti di una parola e torni convinto che io aprirò le gambe... Beh, non esiste... e INVECE.

Nathan è affascinante, certo, ma anche talmente pieno di sé che sembra convinto di poter risolvere sei anni di ghosting con un paio di battute ammiccanti e un sorriso da poster. Fanny, invece, è un enigma: incoerente, opportunista, pronta a sciogliersi davanti a lui e contemporaneamente incapace di chiudere col suo fidanzato ufficiale. Il risultato è che spesso si fa il tifo per i personaggi secondari: l’amica Alice, con le sue imprecazioni degne di una passerella di moda, è una boccata d’aria fresca; Troy, con il suo ego smisurato, è talmente caricaturale da risultare quasi comico; Olivia e il resto del cast di contorno aiutano a rendere meno indigesto il circo dei protagonisti.

"L'amore rende stupidi. Quando lo sentivo dire pensavo fosse cinismo... Ora ne ho la conferma: l'amore rende stupidi."

Ho provato in tutti i modi ad essere dalla parte di Fanny ma ho fatto davvero fatica proprio per l'incoerenza che accennavo prima. Lei è una donna forte e indipendente ma non lascerà il fidanzato perché da sola perderebbe tutto, il fidanzato le fa comodo e quando finalmente si decide a lasciarlo fa marcia indietro appena crede di non avere il piano b. La sua furia nei confronti di Nathan ha la durata di un arcobaleno doppio quando non hai il telefono a portata di mano per la foto e quando finalmente hai aperto la fotocamera.... La rapidità con cui prende le decisioni e cambia idea subito dopo è incredibile.

Certo, lo stile della Cominelli è scorrevole, frizzante, con un ritmo che spinge a divorare le pagine e infatti l'ho letto tutto in un colpo solo. Ma tra cliché da manuale (la sveglia che non suona, l’incontro casuale al momento giusto) e un equilibrio precario tra romance, ironia e scene esplicite, il libro rischia di spiazzare chi cercava una chick-lit leggera. Mi sono divertita? Non quanto avrei voluto.

Insomma, The Outbreaker è uno di quei romanzi che o si amano o si odiano: per alcuni sarà un contemporary romance ad alto tasso di intrattenimento, per altri un lungo tira e molla esasperante. In entrambi i casi, una cosa è certa: dopo averlo letto, non riuscirete più a guardare paperelle di gomma e unicorni nello stesso modo.

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