top of page

Recenqualcosa di "Rose in CHains" di Julie Soto

ree

Editore: Newton Compton Vol. 1 di 3 Pagine: 480



Avete presente The Auction? Una delle fanfiction Dramione più famose, oscure e tese dell’internet? Bene, ora immaginate che abbia fatto un makeover: cambia nomi, ambientazione, si rifà il trucco con un glossario fantasy, e voilà — nasce Rose in Chains. È come vedere una delle tue fanfic preferita laurearsi, ma con quella vaga sensazione che, forse, il cuore l’abbia lasciato su AO3.


Briony, principessa caduta di Evermore, finisce venduta all’asta dopo che il suo regno viene conquistato. Chi se la prende? Ma Toven Hearst, ovviamente: il tenebroso figlio della casata nemica, con sguardo intenso e lessico limitato al silenzio. E via che parte il trope “nemici con tensione sessuale irrisolta + passato condiviso + guerra magica e traumi vari”. Solo che qui, il romanticismo è talmente slow che lo senti bruciare tra due settimane.


La storia si muove su due linee temporali: presente distopico, con schiavitù e soprusi, e passato da accademia magica in cui Briony e Toven erano (più o meno) compagni di banco. È lì che nasce il famoso “forse mi piaci, ma col ciufolo che mi permetterò mai di ammetterlo”. Iconico. OH SE AVETE LETTO THE AUCTION NON VOGLIO VEDERE SPOILER NEI COMMENTI, EH.


"Immagino di non aver mai voluto intorno

qualcuno che mi obbedisse ciecamente"


Cuore vs. mente, regni legati alle stagioni, magie proibite, animali spirituali e profezie maledette. C’è tanta roba, eh. Ma spesso resta sullo sfondo, tipo bella tappezzeria fantasy. L’atmosfera è costruita con cura, ma a volte sembra più funzionale alla tensione romantica che a sostenere una mitologia vera e propria. Nota di merito: l’ambientazione è ricca e piena di idee — anche se alcune restano solo idee. Penso che un problema sia proprio il worldbuilding, nella fanfiction non avevamo bisogno di nessun tipo di spiegazione, anche io che non sono una fan della saga sapevo perfettamente tutto, ecco... qui sarebbero serviti più spiegoni, perché questo mondo non lo conosciamo e per molte non sarebbe stato male ampliare le spiegazioni.


Briony è resiliente, strategica, piena di dolore e dignità. Una protagonista che sopravvive a tutto, senza mai perdere la sua umanità. Ma, detto tra noi: a volte ti viene voglia di scuoterla. Tipo quando comincia a vedere Toven sotto una luce nuova mentre ancora lo chiama “il mio compratore”. Ragazza, sei meglio di così. Detto ciò, il suo dolore è palpabile, autentico, mai spettacolarizzato. E questo è raro in un libro che parla di prigionia, abuso e resistenza. Briony anche nella prigionia sa chi è e non smette di esserlo. Il dolore non cancella la sua verità. Toven... è l’uomo-tendina. Sempre lì, che osserva da uno spigolo. Brooding? Sì. Innamorato in silenzio? Probabilmente. Capace di esprimere un’emozione senza scappare dalla stanza? Ahah, che idea carina. La sua backstory è interessante, ma resta tutto troppo vago. Tanti segreti, poca comunicazione, molte passeggiate drammatiche nei corridoi. E anche qui, come per il worldbuilding, va beh che nella mia mente è sempre Draco ma noi non sappiamo chi sia Toven, na brciolina in più? No?


La tensione è altissima, il non-detto regna sovrano, e lo slow burn è così slow che serve una lente d’ingrandimento per cogliere i progressi. Loro si amano? Forse. Ma non se lo dicono. Toven la protegge? Sì, ma senza mai spiegare perché e vi assicuro che gli viene chiesto. Briony prova qualcosa? Sì, ma si fida di lui quanto di una profezia sgrammaticata. Insomma, è l’equivalente romantico di un ballo in slow motion dove nessuno mette la musica. E se in "The Auction" sapevamo cose qui le sappiamo perché sappiamo chi sono Briony e Toven ma se noi non sapessimo da dove arrivano, da dove la storia ha origine... Beh, credo che avrei tanta, tantissima confusione nella mente.


Chi ha letto The Auction riconoscerà alcuni easter egg (ciao uva, ciao chaise longue), ma Rose in Chains vuole fare qualcosa di più: diventare un fantasy a sé stante. E ci riesce… per tre quarti. C’è più consapevolezza, più struttura, più serietà. Ma nel diventare “grande”, perde un pizzico del fascino brutale, diretto, fangirlesco dell’originale. Si prende più sul serio — forse troppo. E si dimentica le spiegazioni, l'ho già detto? Julie Soto sa scrivere. Sa colpire nel cuore, far soffrire con eleganza, far sognare anche nei momenti più bui. E Rose in Chains è un buon romanzo, con personaggi intensi, dialoghi emotivi (quando ci sono) e una tensione sempre alle stelle. Ma... a volte si avvita su sé stesso. A forza di tenere tutto “non detto”, si rischia che il lettore si chieda: “ma dove stiamo andando esattamente?” E io credo di saperlo, spero che sia proprio quel sentiero che ho già percorso e che ha cambiato pavimentazione, perché se no non ci ho capito un ca..... Nel senso, possiamo essere certi che finirà come il suo predecessore? Pensate lo shock.


Nella speranza che qualcuno tenesse alla

sua incolumità almeno la metà di quanto

stava facendo Toven Hearst in quel momento.


Se amate il dramma cupo, i personaggi sfaccettati e una storia che si prende tempo (TANTO tempo), questo libro è per voi. Se cercate ritmo serrato, world-building solido e una coppia che comunica… potreste restare un po’ frustrati. Una fanfic cresciuta bene, ma, forse, ancora troppo legata a sé stessa per mettere davvero una veste diversa. Emozionante, potente, ma non perfetta. Aspetto l'esplosione dei prossimi volumi e, qui lo dico e mai lo nego: The Auction resta mille scalini sopra al figlio romantasy che ha generato.



ree





Acquista qui.



Commenti

Valutazione 0 stelle su 5.
Non ci sono ancora valutazioni

Aggiungi una valutazione

© 2024 by Casa Sterne.
Powered and secured by Wix

  • Instagram
  • TikTok
  • 1000154014-removebg-preview
  • Amazon
bottom of page